Recupero crediti: principi generali

Privacy e recupero crediti

Ogni attività di recupero crediti deve avvenire nel rispetto della dignità personale del debitore, evitando comportamenti che ne possano ledere la riservatezza a causa di un momento di difficoltà economica o di una dimenticanza.

Gli accertamenti del Garante hanno messo in luce l’esistenza di prassi in alcuni casi decisamente invasive (visite a domicilio o sul posto di lavoro; reiterate sollecitazioni al telefono fisso o sul cellulare; telefonate preregistrate; invio di posta con l’indicazione all’esterno della scritta “recupero crediti” o “preavviso esecuzione notifica”, fino all’affissione di avvisi di mora sulla porta di casa.
Spesso anche dati personali di intere famiglie risultavano inseriti nei data base del soggetto creditore o delle società di recupero crediti).

È per questo motivo che l’Autorità ha deciso di intervenire con un provvedimento generale e prescrivere a quanti svolgono l’attività di recupero crediti (le società specializzate e quanti – finanziarie, banche, concessionari di pubblici servizi, compagnie telefoniche – svolgono tale attività direttamente) le misure necessarie perché tutto si svolga nel rispetto dei principi di liceità, correttezza e pertinenza.

n.b. è stato realizzato prima dell’applicazione del Regolamento UE 679/2016, avvenuta in data 25 maggio 2018, circostanza di cui occorre tener conto nella consultazione

Fonte:

https://www.garanteprivacy.it/documents/10160/0/Privacy+e+recupero+crediti+-+Il+Vademecum.pdf

Privacy e recupero crediti

Ogni attività di recupero crediti deve avvenire nel rispetto della dignità personale del debitore, evitando comportamenti che ne possano ledere la riservatezza a causa di un momento di difficoltà economica o di una dimenticanza.
Gli accertamenti del Garante hanno messo in luce l’esistenza di prassi in alcuni casi decisamente invasive (visite a domicilio o sul posto di lavoro; reiterate sollecitazioni al telefono fisso o sul cellulare; telefonate preregistrate; invio di posta con l’indicazione all’esterno della scritta “recupero crediti” o “preavviso esecuzione notifica”, fino all’affissione di avvisi di mora sulla porta di casa.
Spesso anche dati personali di intere famiglie risultavano inseriti nei data base del soggetto creditore o delle società di recupero crediti).
Per questo motivo l’Autorità ha deciso di intervenire con un provvedimento generale e prescrivere a quanti svolgono l’attività di recupero crediti (le società specializzate e quanti – finanziarie, banche, concessionari di pubblici servizi, compagnie telefoniche – svolgono tale attività direttamente) le misure necessarie perché tutto si svolga nel rispetto dei principi di liceità, correttezza e pertinenza.

n.b.  è stato realizzato prima dell’applicazione del Regolamento UE 679/2016, avvenuta in data 25 maggio 2018, circostanza di cui occorre tener conto nella consultazione

Fonte:

https://www.garanteprivacy.it/documents/10160/0/Privacy+e+recupero+crediti+-+Il+Vademecum.pdf

Ricevi telefonate dal recupero crediti? Scopri come difenderti

Se hai problemi di indebitamento allora ti capiterà spesso di ricevere telefonate da varie agenzie di recupero crediti.

Ebbene, esistono diverse società che si occupano di recupero crediti, queste hanno al loro interno reparti dedicati al recupero stragiudiziale. Spesso trattasi di crediti di piccola entità per cui è sconveniente da un punto di vista economico l’affido ad avvocati e vengono trattati alla stregua di pacchetti della telefonia.

Poiché il focus di queste agenzie è la quantità di pratiche trattate, vengono assunte persone con medio-bassa formazione, sovente con percorsi formativi diversi rispetto a quello legale.

Detto questo non è possibile stupirsi del tenore di queste telefonate che talvolta risultano poco professionali e sebbene di rado aggressive.

Talvolta i dipendenti di queste società subiscono un vero e proprio pressing per raggiungere budget di somme recuperate e per questo spesso sono agitate e aggressive, poiché rischiano di perdere il posto di lavoro.

Detto questo alcuni atteggiamenti non possono essere giustificati e giustificabili, poiché la materia trattata è complessa e richiede preparazione e rispetto dell’uomo e delle leggi che regolano questo tipo di professione.

Infatti, gli addetti al recupero crediti devono rispettare un codice di condotta preciso, ovviamente non ti parlo solo di legge sulla privacy, in base alla quale spesso società di recupero crediti, banca o finanziaria mandante vengono sanzionate dall’autorità garante, ma del Codice Civile e del Codice Penale.

Purtroppo spesso la persona in difficoltà non conosce queste cose, ma la cosa preoccupante è che spesso anche i “consulenti” a cui si affidano non sanno cosa prevede il codice deontologico delle società di recupero crediti e non sanno come impedire che il debitore subisca queste pressioni.
Quindi in questo articolo ti voglio aiutare a capire quello che gli addetti al recupero crediti possono o non possono fare e dire al telefono.

Mi sforzerò di essere sintetico, ma poiché la materia è complessa e racchiude diverse sfaccettature temo che il risultato finale non lo sarà; in ogni caso sono certo che alla fine avrai un quadro più chiaro ed avrai gli strumenti necessari per difenderti dalle minacce e riconoscere gli addetti al recupero crediti seri da quelli che lo sono meno e perché no, anche a capire se il consulente a cui ti sei affidato potrà aiutarti veramente.

Partiamo spiegando quello che è necessario che faccia l’addetto al recupero crediti durante il colloquio

L’operatore DEVE presentarsi comunicando le proprie generalità, quelle dell’azienda per cui chiama e quelle della Banca o Finanziaria titolare del credito per cui telefona.

Gli addetti al recupero crediti devono presentarsi
Hai il diritto di conoscere tutti i riferimenti della persona con cui stai parlando e della società per la quale lavora, incluso il numero di autorizzazione ministeriale.

E’ quindi pratica estremamente scorretta, quella per cui l’operatore del recupero crediti si presenti come collaboratore diretto della Banca o finanziaria con cui hai stipulato il finanziamento, senza fornire le sue generalità e l’agenzia o sub-agenzia per cui chiama. Nella maggior parte dei casi, infatti, il recupero crediti telefonico è affidato a società esterne che devono presentarsi come tali.

Di guisa non fornire le proprie generalità, ometterle o peggio fornire generalità false, è illegittimo, scorretto e sanzionabile.

DIVIETI – ovvero quello che l’addetto al recupero crediti non può fare al telefono
Nel campo del recupero crediti sono vietate tutte le pratiche che siano invasive, lesive del diritto alla riservatezza e della dignità personale, a prescindere dall’autorità di chi sta portando avanti queste azioni lesive.

Ad esempio
È fatto divieto di telefonare con numero anonimo!
È fatto divieto di telefonare con una voce pre registrata.
n.b. L’Autorità per la Privacy ha dato ragione più volte ai debitori che hanno segnalato di aver ricevuto telefonate pre registrate con solleciti di pagamento. Questo perché la telefonata pre registrata non garantisce l’accertamento dell’identità della persona che risponde alla chiamata, esponendo il debitore ad una violazione della privacy.
È fatto divieto di presentare minacce di pignoramento o di sequestro dei beni, in particolare, non possono minacciare azioni o iniziative legali sproporzionate, puramente fantasiose o semplicemente intimidatorie e/o minacciare di segnalare il tuo nominativo nelle centrali rischi.

Parentesi gli unici debiti segnalabili in CRIF o in Centrale Rischi sono quelle con banche o finanziarie. I debiti commerciali e quelli per imposte non sono soggetti a segnalazione nelle banche dati finanziarie.
In secondo luogo, se hai un finanziamento o lo hai semplicemente richiesto, il tuo nominativo è automaticamente iscritto in CRIF o in Centrale Rischi.

È fatto divieto di telefonare in orari non consoni, ovvero non possono chiamarti alle 6 di mattina oppure alle 9 di sera.

È fatto divieto di telefonare con frequenza eccessiva.

È fatto divieto di informare terzi sulla natura delle telefonate e ancor peggio sul contenuto;

Saldo e stralcio: conseguenze.

Il nostro sistema economico è caratterizzato da una serie di attività che permettono la circolazione del denaro, creando delle posizioni sia giuridiche che economiche di credito e di debito. Diversi, infatti, sono i consumatori privati e le imprese che stipulano contratti di compravendita, o contratti di finanziamento, per l’acquisto di beni mobili o immobili, per la gestione di attività commerciali o di servizi o, semplicemente, per avere una risorsa finanziaria a copertura di periodi di crisi economica.

Nello specifico, possiamo citare il caso di una impresa che acquista un macchinario per la propria attività commerciale, oppure una famiglia che acquista un elettrodomestico utile alle funzioni casalinghe o un’automobile o, ancora, si pensi all’acquisto di un bene immobile come la casa di proprietà. In tutti questi esempi, cosa accade dal punto di vista giuridico? Si crea un rapporto di credito/debito tra due parti, appunto il creditore e il debitore, tenuti ad eseguire le rispettive obbligazioni, ed invero: l’impresa che acquista un macchinario sarà debitrice nei confronti dell’impresa fornitrice del prezzo pagato, così come la famiglia che dovrà versare l’importo dovuto per l’acquisto del bene immobile o dell’automobile. Come ben sappiamo, non sorgono problemi se il pagamento del dovuto avviene contestualmente, o comunque si salda interamente: il rapporto si conclude con la soddisfazione di entrambe le posizioni. Tuttavia può accadere che il pagamento da parte dell’impresa o del consumatore privato avvenga in modo dilazionato, attraverso la predisposizione di un piano di ammortamento finanziario, in questo caso potrebbe verificarsi il mancato pagamento delle rate, venendosi così a creare una posizione debitoria pregiudizievole per il soggetto obbligato al pagamento.

Spesso ci troviamo dinanzi a casi in cui le imprese, infatti, non riescono a far fronte agli impegni economici contratti, così come le famiglie, soprattutto nei periodi di grave recessione economica, non riescono a saldare tempestivamente le rate di un prestito, accumulando debiti per diversi mesi ed entrando in un contesto di difficoltà finanziaria.

I debiti così sorti, possono riguardare sia i rapporti tra privati (è il caso tipico di due imprese che sono in rapporti commerciali tra loro), sia tra privati e banche e/o società finanziarie: quest’ultimo caso anche a causa della recente crisi economica, è divenuto molto frequente, dato che la maggior parte del credito al consumo, oggi, si attua attraverso la richiesta di finanziamenti erogati sia dalle banche presso cui il soggetto è correntista, sia dalle società di intermediazione finanziaria, che concedono prestiti a breve o a medio/lungo termine per far fronte alle più diversificate esigenze.

Cosa accade, dunque, quando la posizione debitoria del privato si cancrenizza, creando una disfunzione nel rapporto di credito e ponendo la controparte nella esigenza di chiedere e ottenere il saldo del debito?

Passando a qualche esempio, pensiamo ad una impresa che deve pagare una fattura per un importo pari ad € 35.000,00, oppure pensiamo ad una famiglia che accumula rate impagate di un prestito richiesto alla propria banca o alla propria società finanziaria, per un totale di € 45.000,00: ed allora cosa succede al debitore e cosa può fare la controparte creditrice per recuperare le somme di denaro?

Sicuramente la prima risposta che verrebbe da dare, è quella di rivolgersi ad un legale competente per poter attivare una procedura giudiziaria di recupero crediti; in alternativa al fine di snellire la tempistica e risparmiare in termini di oneri processuali e spese di giustizia, il creditore può  proporre un accordo stragiudiziale transattivo al debitore, al fine di recuperare immediatamente una cospicua parte della sorte capitale, che per contro consente al debitore con un piccolo risparmio  di sanare la propria posizione.

Parliamo, in tal caso, del c.d. “accordo a saldo e stralcio”, che si caratterizza per essere un accordo tra il creditore e il debitore attraverso il quale il creditore invita il debitore, attraverso una transazione negoziata, a pagare il debito maturato in un’unica soluzione e ad un importo inferiore. Ecco perché si parla di stralcio del debito, comportando la diminuzione della posizione debitoria, e di saldo dello stesso, poiché la convenienza del creditore si rinviene proprio nell’ottenere la quota richiesta in breve tempo, a differenza di un eventuale giudizio esecutivo da intraprendere nei confronti del debitore, che spesso nasconde lungaggini processuali.

È chiaro che un simile accordo deve comportare delle conseguenze positive anche per il debitore: con lo stralcio del debito, infatti, la sua posizione si alleggerisce; inoltre, il saldo dello stesso, consente al debitore di chiudere definitivamente il suo indebitamento, senza che il creditore possa poi pretendere altro. Ma per ottenere simili conseguenze, occorre fare particolare attenzione al modo in cui si redige l’accordo stragiudiziale e, a tal proposito, riprendiamo l’opportuna distinzione tra rapporti tra due privati e rapporti di credito tra privati e banche.

Nel primo caso, i privati potranno raggiungere una transazione bonaria per ricomporre la posizione debitoria attraverso la stipulazione di un secondo accordo, successivo rispetto a quello fondante il rapporto creditorio, in cui ridefiniscono i termini e la tempistica del pagamento. L’accordo stragiudiziale a saldo e stralcio deve, così, richiamare l’ammontare del debito, la quota stralciata e il tempo del versamento per il saldo (versamento che può essere immediato o dilazionato a rate). Ma, soprattutto, deve includere una clausola fondamentale: il creditore deve rinunciare alla quota di debito stralciata, affermando di non avere più nulla a pretendere dal suo debitore. E al versamento dell’importo concordato, dovrà sottoscrivere quietanza liberatoria: si avrà così la certezza della chiusura del rapporto tra le due parti, con la contemporanea soddisfazione di entrambe le pretese. Questo sottolinea l’importanza di rivolgersi a professionisti competenti del settore, affinché ci sia cura e attenzione nel redigere gli atti di transazione ed evitare inconvenienti giuridici.

Molto più diffusa è la seconda ipotesi, riguardante il rapporto tra clienti e banche o società finanziarie: la differenza fondamentale tra questo caso e quello trattato riguarda l’ipotesi in cui la banca non abbia già avviato delle procedure giudiziali per recuperare il credito (si pensi al procedimento monitorio o, addirittura, una procedura esecutiva di pignoramento di immobile) o abbia già effettuato la segnalazione del debitore al CRIF, la Centrale Rischi Finanziari o alla Banca d’Italia. La CRIF è una società che si occupa di fornire supporto per l’erogazione e la gestione del credito al consumo, fornire informazioni relative alle referenze creditizie e controllare il rischio finanziario.

Le informazioni creditizie relative alle varie posizioni debitorie vengono fornite sia dalle banche che dalle società finanziarie e vengono inserite in un database informatico, in cui sono contenuti tutti i dati relativi ai vari finanziamenti concessi a imprese e consumatori privati. Questo sistema è particolarmente importante perché contiene, soprattutto, i dati negativi relativi a quelle segnalazioni effettuate dagli istituti di credito nel caso di ritardo nei pagamenti dei debiti.

Nel caso, dunque, di una posizione debitoria aperta nei confronti di una banca o di una società finanziaria, sarà sicuramente possibile procedere ad una negoziazione tra le parti a saldo e stralcio, ma l’accordo non potrà certo evitare la segnalazione al CRIF già effettuata dalla parte creditrice. Anche in questo caso sarà opportuno procedere con la redazione di un successivo accordo con cui le parti indicheranno il credito iniziale e concorderanno la quota di debito da saldare, la parte stralciata, e la clausola esplicita di rinuncia del debito residuo. Tra l’altro, la redazione dell’accordo stragiudiziale di cui trattasi, non comporta la successiva automatica cancellazione della segnalazione già effettuata al CRIF, ma la società finanziaria o la banca dovranno procedere alla comunicazione alla Centrale dell’avvenuto accordo transattivo, che dovrà contenere per completezza anche la clausola di liberatoria per quella parte di debito stralciata, affinché la cancellazione della esposizione debitoria sia completa, e non parziale. A tal proposito, si possono richiamare diverse pronunce dell’Arbitro Bancario Finanziario (tra cui una del 2013, al n. 6751), sistema di risoluzione alternativa per le controversie sorte tra banche e consumatori, in cui si sostiene che è da considerarsi illegittima quella segnalazione che permane nonostante sia stata richiesta la cancellazione dell’esposizione debitoria a stralcio e ci sia stata la quietanza liberatoria sottoscritta dal creditore.

Inoltre, è opportuno ricordare che la cancellazione non è immediata, ma la conservazione dei dati del “cattivo pagatore” permane per un periodo di tempo stabilito, che varia a seconda del ritardo nel pagamento delle rate da parte del debitore: se il ritardo, infatti, è di due mensilità o di due rate, la cancellazione dei dati si avrà trascorsi 12 mesi dalla segnalazione; se il ritardo è superiore alle due mensilità, la cancellazione avverrà trascorsi 24 mesi; quando non si ha rimborsato il prestito, al segnalazione permane per i successivi 36 mesi.

È chiaro, a questo punto, che per poter garantire sia al creditore che al debitore di un rapporto creditorio di ottenere i giusti vantaggi e non subire eventuali ulteriori conseguenze negative, rivolgersi a professionisti del settore, soprattutto avvocati specializzati di diritto bancario o finanziario o societario, affinché possano predisporre un accordo stragiudiziale che consenta una transazione bonaria tra le parti priva di risvolti negativi. Non solo. Soprattutto con la riforma avviata col procedimento civile e l’avvio della tanto invocata procedura di negoziazione assistita, prima di attivare concretamente il sistema giudiziario, è opportuno avvalersi di un tentativo di negoziazione, obbligatoria nel caso in cui il debito sia uguale o inferiore ad € 50.000,00, con l’assistenza dei propri legali che sapranno comporre al meglio la controversia. Una riforma, quest’ultima, che ha inteso snellire il procedimento civile, creando un filtro “pre-giudiziale” per evitare di ingolfare di cause e procedimenti i tanto già oberati tribunali del nostro Paese. Risponde a questo appello anche la città di Bari, il cui Tribunale civile riconosce la numerosa presenza di cause civili di esecuzione mobiliare e immobiliare per il riconoscimento di crediti insoluti. E ricordiamo anche le tante organizzazioni e associazioni collaterali, sorte a Bari, per supportare le tante famiglie e consumatori privati che si sono ritrovati in situazioni di difficoltà economica tali da non poter far fronte alla propria situazione debitoria, anche solo per pochi mesi: esempi classici sono gli organismi di mediazione istituiti presso i vari ordini professionali, come quello degli avvocati o quello dei commercialisti, così come le associazioni di categoria per la tutela dei consumatori.

Riassumendo, quindi, possiamo così affermare che le conseguenze di una adeguata transazione a saldo e stralcio consisteranno in: definizione della posizione debitoria col pagamento di un importo determinato e in breve tempo, a saldo del proprio precedente debito e a stralcio, cioè con la riduzione di una quota dello stesso, che può arrivare alla riduzione anche del 40%-50%; l’estinzione totale del debito in seguito alla sottoscrizione della quietanza liberatoria da parte del creditore, che dichiara di non aver null’altro da pretendere; comunicazione da parte della banca/società finanziaria dell’avvenuta transazione al CRIF, con la successiva cancellazione della segnalazione di “cattivo pagatore”, entro i termini previsti.

Nel caso non si raggiungesse, invece, un accordo stragiudiziale tra le parti, la parte creditrice procederà, de plano, con la chiamata in giudizio del debitore attraverso un procedimento monitorio per ingiunzione e un successivo pignoramento mobiliare o immobiliare, dando vita ad una procedura esecutiva nei confronti del debitore e dei suoi beni, atti alla soddisfazione del credito.

Estinzione anticipata del mutuo

Tutti i contratti di mutuo devono prevedere la possibilità di essere estinti anticipatamente.

Preliminarmente conviene evidenziare che l’estinzione anticipata del mutuo può essere parziale o totale.

Per una maggiore chiarezza proviamo a schematizzare i diversi concetti

Che cosa si intende per estinzione anticipata ?
L’estinzione anticipata del mutuo permette di rimborsare alla banca (o al soggetto che ha erogato il prestito) l’importo finanziato prima della scadenza contrattuale.

Come detto è possibile rimborsare l’intero debito residuo o solo in parte.

Attenzione !!!!

In passato la Banca prevedeva dei costi per l’estinzione anticipata, questo per disincentivare l’operazione e garantire un maggior guadagno, ma incredibilmente Bersani ….. ha introdotto la Legge n. 40/2007 che porta il suo nome.

Per la Legge Bersani (decreto n. 7/2007, convertito nella legge n. 40/2007), l’estinzione anticipata del mutuo per l’acquisto della casa, per la sua ristrutturazione o per l’acquisto di immobili destinati allo svolgimento di attività economiche o professionali da parte di persone fisiche non richiede il pagamento alla banca di alcuna penale se il finanziamento è stato sottoscritto a partire dal febbraio 2007.

Sarebbe stato troppo bello se avesse reso nulle tutte le clausole anche ante 2007 ma …. infatti per i mutui stipulati prima di aprile 2007, le penali RIMANGONO ma la legge 40/2007 ha introdotto una riduzione delle stesse e un tetto massimo.

Tutti i contratti di mutuo devono prevedere la possibilità di essere estinti anticipatamente.

Preliminarmente conviene evidenziare che l’estinzione anticipata del mutuo può essere parziale o totale.

Per una maggiore chiarezza proviamo a schematizzare i diversi concetti

Che cosa si intende per estinzione anticipata ? 
L’estinzione anticipata del mutuo permette di rimborsare alla banca (o al soggetto che ha erogato il prestito) l’importo finanziato prima della scadenza contrattuale.

Come detto è possibile rimborsare l’intero debito residuo o solo in parte.

Attenzione !!!!

In passato la Banca prevedeva dei costi per l’estinzione anticipata, questo per disincentivare l’operazione e garantire un maggior guadagno, ma incredibilmente Bersani ….. ha introdotto la Legge n. 40/2007 che porta il suo nome.  

Per la Legge Bersani (decreto n. 7/2007, convertito nella legge n. 40/2007), l’estinzione anticipata del mutuo per l’acquisto della casa, per la sua ristrutturazione o per l’acquisto di immobili destinati allo svolgimento di attività economiche o professionali da parte di persone fisiche non richiede il pagamento alla banca di alcuna penale se il finanziamento è stato sottoscritto a partire dal febbraio 2007.

Sarebbe stato troppo bello se avesse reso nulle tutte le clausole anche ante 2007 ma …. infatti per i mutui stipulati prima di aprile 2007, le penali RIMANGONO ma la legge 40/2007 ha introdotto una riduzione delle stesse e un tetto massimo.

Infatti, se la penale prevista dal contratto è superiore a tale tetto, il mutuatario può richiedere alla banca di abbassarlo sino al limite fissato dalla legge e la banca non può rifiutarsi di applicare la riduzione. Le aliquote riferite alle penali sono variabili anche il funzione della tipologia di tasso applicato al mutuo.

A questo punto è possibile evidenziare che la Direttiva europea in materia di mutui (2014/17/UE), in vigore in Italia dallo scorso anno, concedeva alle banche la possibilità di richiedere una penale, ma ad oggi l’Italia non ha inteso recepire questo punto.

Che cosa si intende per estinzione parziale ?
Si parla di estinzione parziale del mutuo quando si versa alla banca una somma inferiore all’intera esposizione. Questa somma viene portata a deconto della maggior somma dovuta, in sostanza sottratta dal debito residuo.

I contratti di mutuo e gli istituti di credito possono prevedere quindi una riduzione dell’entità della rata o della durata del mutuo.

Ovviamente se il mutuo è stato sottoscritto prima di aprile 2007, la penale deve essere calcolata solo sull’importo versato in anticipo.

Che cosa si intende per estinzione completa ?
Si parla di estinzione completa quanto viene rimborsato in un’unica soluzione il debito residuo. Dovranno essere versati alla banca le penali secondo quanto spiegato precedentemente, eventuali spese amministrative e gli interessi maturati dalla banca nel periodo che intercorre tra il versamento dell’ultima rata e l’effettiva estinzione del mutuo. Questi interessi vengono chiamati ‘dietimi giornalieri’.

Come procedere per richiedere l’estinzione anticipata del mutuo ?
Per richiedere l’estinzione anticipata di un mutuo bisogna inviare una richiesta alla Banca.

E’ possibile richiedere il modulo da compilare direttamente alla banca che ha erogato il mutuo. Compilato il modulo conviene procedere ad inviare alla propria banca presso la filiale di competenza una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno nella quale si comunica la volontà di estinguere il debito in anticipo rispetto alla naturale scadenza, chiedendo di procedere al calcolo della somma da corrispondere indicando la data di versamento delle somme.

Attenzione !! Conviene chiedere il conteggio alla data di cadenza del mutuo in modo da facilitare il conteggio dei dietimi giornalieri e degli interessi dovuti. 

Alla comunicazione vanno allegate copia del documento di identità del richiedente e copia del codice fiscale.

Attenzione !! Se il mutuo è stato stipulato prima di aprile 2007, è opportuno presentare una Dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà che certifica i requisiti necessari per l’applicazione delle penali ridotte introdotte dalla Legge Bersani.

A seguito del versamento la banca ha un termine di 30 giorni per  il rilascio della documentazione che attesta la fine del contratto di mutuo.

Ricordiamo che è onere della Banca provvedere alla cancellazione di eventuali ipoteche iscritte in sede di erogazione del mutuo.

Se necessiti di assistenza non esitare a contattare i nostri uffici mediante numero verde o compilando il modulo alla pagina contatti

Debiti buoni o cattivi ?

La verità è che i debiti non sono né buoni né cattivi !

Una corretta gestione del denaro e dei debiti è fondamentale per un buon esercizio d’impresa e per un corretto bilancio familiare. In questo momento l’indebitamento per italiano medio è cresciuto notevolmente, ed allo stesso tempo anche i volume di denaro accantonato sono cresciuti notevolmente, com’è possibile conciliare questi due dati ? Si sta verificando una concentrazione della ricchezza. Quindi non è vero che non circola denaro, ma al contrario è palese che poche persone lo detengano per meriti o per accorta gestione ereditaria. Ma torniamo al debito, il suo uso corretto consente di raggiungere importanti traguardi. I più’ grandi imprenditori del mondo e le più’ importanti imprese ne fanno costante uso.

E’ però vero che l’indebitamento mantiene una sua logica ed utilità solo ed esclusivamente per fini di investimento, reale investimento e non emotivo o incosciente, cioè senza una diretta e reale consapevolezza di ciò per cui verrà usato il tuo denaro.

Diversamente i debiti sono solo fonte di stress, spesso le persone maggiormente indebitate sono persone infelici, ed emotivamente disallineate.Queste persone fanno un uso del denaro, irrazionale e spesso si trovano nello spendere più di quanto guadagnano, nell’utilizzare tutto il fido disponibile e se non vi possono accedere nell’incapacità di conservare e mettere da parte per i tempi difficili.

Una percentuale molto alta delle attuali insolvenze dipendono da scelte sbagliate ed eccessi nell’utilizzo dei finanziamenti e mutui, l’acquisto di case ad uso privato sempre piu’ grandi.
L’uso massiccio all’indebitamento come sistema di vita, uso continuo della carte di credito e revolving, sonoabitudini che alla lunga possono danneggiare e senza dubbio fanno perdere il contatto con il denaro e le effettive possibilità personali.

In un momento in cui la cultura dell’indebitamento per beni di consumo sembra dilagare, è importante riportare l’attenzione su un corretto uso della leva finanziario e dell’accesso al credito.

I debiti come l’accesso al credito non sono argomenti da demonizzare o di cui non parlare, questi sono strumenti che hanno consentito all’italia del dopoguerra di raggiungere importanti traguardi in brevissimo tempo. I debiti sono uno degli ingredienti dell’innovazione e della crescita di un bilancio familiare o d’impresa.

L’accesso al credito se usato correttamente, infatti, consente di raggiungere importanti traguardi ed è alla base della crescita economica. Pensa alla leva di Archimede con cui è possibile spostare pensi altrimenti impensabili, la leva finanziaria funziona nel medesimo modo, consente di effettuare operazioni economiche e di realizzare un profitto esponenzialmente superiore rispetto al solo utilizzo delle risorse proprie.

Pensaci un attimo, i più’ grandi imprenditori del mondo e le più’ importanti imprese o start up sono quelle con debiti enormi. Ad esempio si legge da diverse fonti che Silvio Berlusconi a cavallo del 2004-2005 avesse debiti stimati per centinaia di miliardi di lire, in quegli anni infatti stava creando le basi per una delle società maggiormente di successo della mia generazione.

Nella nostra esperienza pluriennale  della gestione di crediti deteriorati (termine per definire debiti bancari/finanziari a sofferenza difficilmente recuperabili), per conto di Banche ed istituzioni finanziarie di cui curiamo molteplici aspetti nel territorio di Bari e Provincia, abbiamo notato che le posizioni personali si sono create per una cattiva gestione del denaro, spesso risultato di una sopravvalutazione della propria capacità espositiva.

In molteplici situazioni la presenza di posizioni a sofferenza di taglio medio piccolo, sono il risultato di acquisti impulsivi e di una sottovalutazione delle conseguenze pratiche e legali, della mancata chiusura a saldo dei conti correnti o finanziamenti.

Queste persone fanno un uso del denaro, irrazionale e spesso si trovano nello spendere più di quanto guadagnano, nell’utilizzare tutto il fido disponibile e se non vi possono accedere nell’incapacità di conservare e mettere da parte per i tempi difficili.

Una percentuale molto alta delle attuali insolvenze dipendono da scelte sbagliate ed eccessi nell’utilizzo dei finanziamenti e mutui, l’acquisto di case ad uso privato sempre più’ grandi. L’uso massiccio all’indebitamento come sistema di vita, un uso continuo della carte di credito e revolving, sono abitudini che alla lunga possono far perdere il contatto con il valore del denaro e le effettive possibilità personali.

Se queste cattive abitudini hanno portato ad avere una situazione dove è necessario un intervento straordinario, possiamo aiutarti, affronteremo il problema applicando gli strumenti offerti dal legislatore per ridimensionare e cancellare i tuoi debiti.