Ai tempi odierni, i consumatori privati e le imprese tendono sempre più a fare degli acquisti o ad investire attraverso la contrazione di finanziamenti a breve o a medio/lungo termine, che consente loro di dilazionare nel tempo il pagamento dovuto. Si tratta di veri e propri debiti per l’impresa, che possono riguardare l’avviamento o il prosieguo di una attività commerciale, come l’acquisto di un capannone industriale per stabilire la sede dell’impresa o di un macchinario importante per l’attività imprenditoriale, o per la famiglia, che stipula un mutuo per l’acquisto di una casa o contrae un finanziamento per l’acquisto di un’auto. In termini giuridici, siamo di fronte ad una vera e propria obbligazione, in base alla quale il debitore si impegna ad adempiere il proprio debito nei confronti del creditore.
Può però accadere che, per le più diversificate ragioni, le condizioni economiche possano variare e diventare tali da non consentire un adempimento costante da parte dei debitori (famiglie e imprese), o addirittura può arrivare al punto da rendere completamente inadempienti gli stessi. Per evitare il rischio di inadempimento, o quanto meno per attenuarlo, scongiurando le conseguenze negative per il creditore, che si vede negare il pagamento e la restituzione di quanto dovuto (ad esempio, la banca che non ottiene la restituzione delle rate del mutuo o un fornitore che non ottiene il pagamento delle rate per la vendita del macchinario all’impresa), il nostro ordinamento ha previsto delle tutele. Tralasciando le tutele giudiziarie che è possibile attivare, è prevista la stipulazione di garanzie, a sostegno dell’adempimento di una obbligazione da parte del debitore, e che intervengono proprio nell’ipotesi in cui il debitore non riuscisse a mantenere fede al proprio obbligo di adempimento.
Tra le garanzie che il nostro Legislatore ha previsto, possiamo menzionare la fidejussione: il codice civile definisce la fidejussione all’art. 1936 come quel “negozio giuridico attraverso cui un soggetto, definito fidejussore, garantisce un’obbligazione altrui (quella del debitore), obbligandosi personalmente nei confronti del creditore”. Si tratta di un vero e proprio contratto con cui un soggetto terzo garantisce l’adempimento dell’obbligazione “personalmente”: è una forma di garanzia di carattere personale che si aggiunge alla obbligazione principale, cioè quella del debitore, e che rafforza la posizione del creditore, perché quest’ultimo potrà agire nei confronti anche del fidejussore nel caso di inadempimento. Cosa vuol dire ciò? Il creditore che constaterà l’inadempimento da parte del suo debitore, potrà aggredire prima di tutto il patrimonio del debitore e, in secondo luogo, qualora non riesca a trovare soddisfazione, potrà rivalersi sul patrimonio del fidejussore. È come se ci fossero, in sostanza, due debitori: la fejussione è un accordo tra il creditore e il terzo, che sorge in contemporanea alla nascita della obbligazione principale e che garantisce al creditore di non rimanere insoddisfatto. Dato che dipende dalla obbligazione principale, la fidejussione è valida solo se è valida il debito principale; il fidejussore, inoltre, è obbligato in solido con il debitore, a meno che non sia stato pattuito il beneficium excussionis: si tratta di una clausola che consente al fidejussore di veder aggredire, da parte del creditore insoddisfatto, prima il patrimonio del debitore principale, e successivamente il suo come patrimonio posto in garanzia.
Una volta poste le basi generali dell’istituto in esame, occorre dire che esistono diverse fattispecie di fidejussione, elaborate col tempo e, soprattutto, plasmate sulle esigenze dei soggetti di un rapporto di credito. Ed è a tal proposito che possiamo richiamare la fidejussione bancaria: la garanzia, in questo caso, non viene concessa da un terzo qualsiasi, ma dalla banca o da un istituto di credito, su richiesta del proprio cliente o correntista e al fine di garantire il pagamento di una somma di denaro nei confronti del creditore.
Quindi, la fidejussione bancaria è tipizzata dalla figura del fidejussore: la banca, un istituto di credito o una agenzia assicurativa. Il fidejussore concede al suo cliente una polizza a garanzia del suo debito. È un rapporto caratterizzato dalla presenza, dunque, di 3 soggetti:
- Il creditore: beneficiario della polizza;
- Il debitore: potrà essere una persona fisica o una persona giuridica; richiede la polizza e la sottoscrive;
- Il fidejussore: soggetto che concede la polizza.
Spesso si utilizza il termine “credito di firma” per indicare questa tipologia di fidejussione; i casi per i quali è richiesta sono diversi e si sono ampliati nel tempo: sicuramente è richiesta in caso di concessione di un finanziamento, oppure un prestito. Ancora, per stipulare un contratto di locazione di un immobile, molto richiesta dai proprietari di appartamenti o di immobili ad uso commerciale, per poter garantire il pagamento dei relativi canoni o del deposito cauzionale: in questa ipotesi, qualora il locatore debitore non dovesse adempiere al pagamento del canone mensile di locazione o di più canoni, il locatario creditore sarebbe comunque soddisfatto dal pagamento dei canoni che verrà effettuato, in seconda battuta e in garanzia, dalla banca che ha concesso la polizza fidejussoria. E ancora, si richiede la stipula di una fidejussione bancaria nel caso in cui una impresa volesse partecipare ad una gara di appalto o a dei bandi pubblici: il Codice degli Appalti pubblici prevede, infatti, la presentazione, da parte del concorrente ad un appalto, di polizze fidejussorie sottoscritte da banche o da agenzie assicurative o da intermediari finanziari, per poter garantire al Committente (cioè la Stazione Appaltante) sia il possesso dei requisiti richiesti, sia la buona e corretta esecuzione del lavoro, del servizio o della fornitura, in caso di aggiudicazione del bando. Così come oggi è previsto la stipula di una polizza fidejussoria bancaria o assicurativa per il rimborso Iva: qualora il contribuente si trovi a credito con l’Iva e voglia ottenere il rimborso dallo Stato, dovrà richiedere la polizza di cui trattasi al fine di garantire che, in seguito ad accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, ciò che è stato rimborsato possa essere restituito senza intoppi o ritardi.
Dicevamo, dunque, che è la banca, nel caso specifico di fidejussione bancaria, a firmare l’impegno con il creditore a saldare il debito del suo cliente, nel caso quest’ultimo si riveli inadempiente, offrendo la garanzia che il pagamento avverrà in ogni caso e, quindi, il terzo avrà la certezza del pagamento del suo credito. L’obbligazione fidejussoria potrà essere, ripetiamo, solidale tra debitore e banca, oppure con la clausola che consente il beneficio di escussione. Qual è la differenza fondamentale tra le due tipologie?
Nel primo caso, la solidarietà tra debitore e banca garante consente al creditore, che ha visto il suo credito insoluto, rivolgersi indifferentemente al debitore o al suo garante per ottenere l’adempimento, salvo poi il caso di azione di regresso che la banca, invocata per prima, potrà poi esercitare nei confronti del suo cliente/debitore. Si specifica, infatti, che il rapporto giuridico di fidejussione, quello che rileva ai fini normativi, sorge tra fidejussore e terzo creditore, rimanendone estraneo il debitore principale. Spesso, però, nell’operatività concreta della garanzia, esiste un accordo interno tra il debitore principale e la banca garante, ma questo rapporto non è rilevante, anzi il debitore potrebbe anche non essere a conoscenza della prestazione della garanzia da parte della banca e questo non inficerebbe, in ogni caso, la validità della fidejussione: questo giustifica la successiva azione di regresso che il fidejussore eserciterà nei confronti del debitore principale, qualora abbia provveduto ad adempiere al suo debito nei confronti del terzo creditore, riottenendo così quanto versato. A tal proposito, considerando la natura accessoria della fidejussione, rispetto alla obbligazione principale, ricordiamo che il terzo creditore dovrà agire nei confronti del debitore principale entro 6 mesi dalla scadenza della obbligazione principale, attraverso qualsiasi azione o istanza a tutela del suo diritto di credito, a pena di decadenza del suo diritto verso il fidejussore.
Nel secondo caso, invece, il beneficium excussionis consiste nell’opzione in base alla quale il creditore insoddisfatto dovrà, in primis, rivolgersi al suo debitore per ottenere il pagamento di quanto dovuto e, solo in seconda battuta, qualora l’inadempimento permanga, allora potrà attingere al patrimonio della banca garante, la quale salderà la parte restante del debito.
La natura interna dell’accordo tra il debitore e la banca garante, si diceva, non inficia in alcun modo il rapporto obbligatorio che sorge tra il fidejussore (banca) e il terzo creditore, che ha natura bilaterale e che rimane in vita anche nel caso in cui avvenga la risoluzione dell’eventuale contratto stipulato tra banca e suo cliente debitore, posto a base del rilascio della fidejussione stessa.
Il fidejussore potrà liberarsi dalla garanzia prestata qualora, ai sensi dell’art. 1956 del codice civile, il creditore abbia fatto credito al terzo, senza specifica autorizzazione del fidejussore, pur conoscendo le condizioni patrimoniali del cliente debitore, tali da rendere notevolmente più gravoso l’adempimento del debito e violando, così, il generale obbligo di correttezza e buona fede che contraddistingue i rapporti giuridici. Si pronuncia in tal modo anche il Tribunale di Bari, con la sent. n. 2483/2006, sostenendo che il creditore deve fare in modo di non ledere ingiustificatamente l’interesse del fidejussore né peggiorare le condizioni patrimoniali poste a base della garanzia concessa.
Un’altra considerazione necessaria da fare riguarda le condizioni alle quali la banca o un istituto di credito o una agenzia assicurativa concedano una tale garanzia: questa forma di tutela per il terzo creditore non è elargita, infatti, senza alcuna garanzia per il fidejussore. Questo significa che la banca, a sua volta, potrà richiedere una “contro fidejussione” al suo cliente, in quanto quello della banca è pur sempre un investimento e la stessa dovrà tutelarsi nel caso dovrà adempiere per intero al debito del cliente. Ecco perché la banca spesso richiede al proprio cliente un deposito cauzionale, che potrà essere in denaro contante o in titoli, o una polizza assicurativa, così come effettua delle indagini approfondite circa la reale affidabilità del cliente, indagando sul suo patrimonio, potrà richiedere le ultime 3 buste paga, o ulteriori garanti e potrà anche limitare la garanzia prestata ad una determinata quota, indicando quella che sarà la cifra massima che si impegna a garantire verso il terzo creditore. La garanzia rilasciata dall’istituto di credito ha chiaramente un costo che il cliente dovrà sostenere: trattandosi, come anzidetto, di un investimento per la banca, quest’ultima chiede il versamento di una commissione che, generalmente, si aggira intorno all’1% della somma totale, con esclusione dei tassi di interesse. Il tasso appena citato è quello applicato dalle più importanti e solide banche del nostro Paese, comprese le banche più importanti nella città di Bari.
La tempistica per ottenere una fidejussione bancaria è alquanto lunga, in genere un paio di mesi e, una volta stipulata, la stessa dovrà essere segnalata alla Centrale Rischi della Banca d’Italia. La garanzia fidejussoria, infine, si estingue nel caso in cui il debitore principale saldi completamente e interamente il suo debito nei confronti del terzo creditore.