Il nostro sistema economico è caratterizzato da una serie di attività che permettono la circolazione del denaro, creando delle posizioni sia giuridiche che economiche di credito e di debito. Diversi, infatti, sono i consumatori privati e le imprese che stipulano contratti di compravendita, o contratti di finanziamento, per l’acquisto di beni mobili o immobili, per la gestione di attività commerciali o di servizi o, semplicemente, per avere una risorsa finanziaria a copertura di periodi di crisi economica.
Nello specifico, possiamo citare il caso di una impresa che acquista un macchinario per la propria attività commerciale, oppure una famiglia che acquista un elettrodomestico utile alle funzioni casalinghe o un’automobile o, ancora, si pensi all’acquisto di un bene immobile come la casa di proprietà. In tutti questi esempi, cosa accade dal punto di vista giuridico? Si crea un rapporto di credito/debito tra due parti, appunto il creditore e il debitore, tenuti ad eseguire le rispettive obbligazioni, ed invero: l’impresa che acquista un macchinario sarà debitrice nei confronti dell’impresa fornitrice del prezzo pagato, così come la famiglia che dovrà versare l’importo dovuto per l’acquisto del bene immobile o dell’automobile. Come ben sappiamo, non sorgono problemi se il pagamento del dovuto avviene contestualmente, o comunque si salda interamente: il rapporto si conclude con la soddisfazione di entrambe le posizioni. Tuttavia può accadere che il pagamento da parte dell’impresa o del consumatore privato avvenga in modo dilazionato, attraverso la predisposizione di un piano di ammortamento finanziario, in questo caso potrebbe verificarsi il mancato pagamento delle rate, venendosi così a creare una posizione debitoria pregiudizievole per il soggetto obbligato al pagamento.
Spesso ci troviamo dinanzi a casi in cui le imprese, infatti, non riescono a far fronte agli impegni economici contratti, così come le famiglie, soprattutto nei periodi di grave recessione economica, non riescono a saldare tempestivamente le rate di un prestito, accumulando debiti per diversi mesi ed entrando in un contesto di difficoltà finanziaria.
I debiti così sorti, possono riguardare sia i rapporti tra privati (è il caso tipico di due imprese che sono in rapporti commerciali tra loro), sia tra privati e banche e/o società finanziarie: quest’ultimo caso anche a causa della recente crisi economica, è divenuto molto frequente, dato che la maggior parte del credito al consumo, oggi, si attua attraverso la richiesta di finanziamenti erogati sia dalle banche presso cui il soggetto è correntista, sia dalle società di intermediazione finanziaria, che concedono prestiti a breve o a medio/lungo termine per far fronte alle più diversificate esigenze.
Cosa accade, dunque, quando la posizione debitoria del privato si cancrenizza, creando una disfunzione nel rapporto di credito e ponendo la controparte nella esigenza di chiedere e ottenere il saldo del debito?
Passando a qualche esempio, pensiamo ad una impresa che deve pagare una fattura per un importo pari ad € 35.000,00, oppure pensiamo ad una famiglia che accumula rate impagate di un prestito richiesto alla propria banca o alla propria società finanziaria, per un totale di € 45.000,00: ed allora cosa succede al debitore e cosa può fare la controparte creditrice per recuperare le somme di denaro?
Sicuramente la prima risposta che verrebbe da dare, è quella di rivolgersi ad un legale competente per poter attivare una procedura giudiziaria di recupero crediti; in alternativa al fine di snellire la tempistica e risparmiare in termini di oneri processuali e spese di giustizia, il creditore può proporre un accordo stragiudiziale transattivo al debitore, al fine di recuperare immediatamente una cospicua parte della sorte capitale, che per contro consente al debitore con un piccolo risparmio di sanare la propria posizione.
Parliamo, in tal caso, del c.d. “accordo a saldo e stralcio”, che si caratterizza per essere un accordo tra il creditore e il debitore attraverso il quale il creditore invita il debitore, attraverso una transazione negoziata, a pagare il debito maturato in un’unica soluzione e ad un importo inferiore. Ecco perché si parla di stralcio del debito, comportando la diminuzione della posizione debitoria, e di saldo dello stesso, poiché la convenienza del creditore si rinviene proprio nell’ottenere la quota richiesta in breve tempo, a differenza di un eventuale giudizio esecutivo da intraprendere nei confronti del debitore, che spesso nasconde lungaggini processuali.
È chiaro che un simile accordo deve comportare delle conseguenze positive anche per il debitore: con lo stralcio del debito, infatti, la sua posizione si alleggerisce; inoltre, il saldo dello stesso, consente al debitore di chiudere definitivamente il suo indebitamento, senza che il creditore possa poi pretendere altro. Ma per ottenere simili conseguenze, occorre fare particolare attenzione al modo in cui si redige l’accordo stragiudiziale e, a tal proposito, riprendiamo l’opportuna distinzione tra rapporti tra due privati e rapporti di credito tra privati e banche.
Nel primo caso, i privati potranno raggiungere una transazione bonaria per ricomporre la posizione debitoria attraverso la stipulazione di un secondo accordo, successivo rispetto a quello fondante il rapporto creditorio, in cui ridefiniscono i termini e la tempistica del pagamento. L’accordo stragiudiziale a saldo e stralcio deve, così, richiamare l’ammontare del debito, la quota stralciata e il tempo del versamento per il saldo (versamento che può essere immediato o dilazionato a rate). Ma, soprattutto, deve includere una clausola fondamentale: il creditore deve rinunciare alla quota di debito stralciata, affermando di non avere più nulla a pretendere dal suo debitore. E al versamento dell’importo concordato, dovrà sottoscrivere quietanza liberatoria: si avrà così la certezza della chiusura del rapporto tra le due parti, con la contemporanea soddisfazione di entrambe le pretese. Questo sottolinea l’importanza di rivolgersi a professionisti competenti del settore, affinché ci sia cura e attenzione nel redigere gli atti di transazione ed evitare inconvenienti giuridici.
Molto più diffusa è la seconda ipotesi, riguardante il rapporto tra clienti e banche o società finanziarie: la differenza fondamentale tra questo caso e quello trattato riguarda l’ipotesi in cui la banca non abbia già avviato delle procedure giudiziali per recuperare il credito (si pensi al procedimento monitorio o, addirittura, una procedura esecutiva di pignoramento di immobile) o abbia già effettuato la segnalazione del debitore al CRIF, la Centrale Rischi Finanziari o alla Banca d’Italia. La CRIF è una società che si occupa di fornire supporto per l’erogazione e la gestione del credito al consumo, fornire informazioni relative alle referenze creditizie e controllare il rischio finanziario.
Le informazioni creditizie relative alle varie posizioni debitorie vengono fornite sia dalle banche che dalle società finanziarie e vengono inserite in un database informatico, in cui sono contenuti tutti i dati relativi ai vari finanziamenti concessi a imprese e consumatori privati. Questo sistema è particolarmente importante perché contiene, soprattutto, i dati negativi relativi a quelle segnalazioni effettuate dagli istituti di credito nel caso di ritardo nei pagamenti dei debiti.
Nel caso, dunque, di una posizione debitoria aperta nei confronti di una banca o di una società finanziaria, sarà sicuramente possibile procedere ad una negoziazione tra le parti a saldo e stralcio, ma l’accordo non potrà certo evitare la segnalazione al CRIF già effettuata dalla parte creditrice. Anche in questo caso sarà opportuno procedere con la redazione di un successivo accordo con cui le parti indicheranno il credito iniziale e concorderanno la quota di debito da saldare, la parte stralciata, e la clausola esplicita di rinuncia del debito residuo. Tra l’altro, la redazione dell’accordo stragiudiziale di cui trattasi, non comporta la successiva automatica cancellazione della segnalazione già effettuata al CRIF, ma la società finanziaria o la banca dovranno procedere alla comunicazione alla Centrale dell’avvenuto accordo transattivo, che dovrà contenere per completezza anche la clausola di liberatoria per quella parte di debito stralciata, affinché la cancellazione della esposizione debitoria sia completa, e non parziale. A tal proposito, si possono richiamare diverse pronunce dell’Arbitro Bancario Finanziario (tra cui una del 2013, al n. 6751), sistema di risoluzione alternativa per le controversie sorte tra banche e consumatori, in cui si sostiene che è da considerarsi illegittima quella segnalazione che permane nonostante sia stata richiesta la cancellazione dell’esposizione debitoria a stralcio e ci sia stata la quietanza liberatoria sottoscritta dal creditore.
Inoltre, è opportuno ricordare che la cancellazione non è immediata, ma la conservazione dei dati del “cattivo pagatore” permane per un periodo di tempo stabilito, che varia a seconda del ritardo nel pagamento delle rate da parte del debitore: se il ritardo, infatti, è di due mensilità o di due rate, la cancellazione dei dati si avrà trascorsi 12 mesi dalla segnalazione; se il ritardo è superiore alle due mensilità, la cancellazione avverrà trascorsi 24 mesi; quando non si ha rimborsato il prestito, al segnalazione permane per i successivi 36 mesi.
È chiaro, a questo punto, che per poter garantire sia al creditore che al debitore di un rapporto creditorio di ottenere i giusti vantaggi e non subire eventuali ulteriori conseguenze negative, rivolgersi a professionisti del settore, soprattutto avvocati specializzati di diritto bancario o finanziario o societario, affinché possano predisporre un accordo stragiudiziale che consenta una transazione bonaria tra le parti priva di risvolti negativi. Non solo. Soprattutto con la riforma avviata col procedimento civile e l’avvio della tanto invocata procedura di negoziazione assistita, prima di attivare concretamente il sistema giudiziario, è opportuno avvalersi di un tentativo di negoziazione, obbligatoria nel caso in cui il debito sia uguale o inferiore ad € 50.000,00, con l’assistenza dei propri legali che sapranno comporre al meglio la controversia. Una riforma, quest’ultima, che ha inteso snellire il procedimento civile, creando un filtro “pre-giudiziale” per evitare di ingolfare di cause e procedimenti i tanto già oberati tribunali del nostro Paese. Risponde a questo appello anche la città di Bari, il cui Tribunale civile riconosce la numerosa presenza di cause civili di esecuzione mobiliare e immobiliare per il riconoscimento di crediti insoluti. E ricordiamo anche le tante organizzazioni e associazioni collaterali, sorte a Bari, per supportare le tante famiglie e consumatori privati che si sono ritrovati in situazioni di difficoltà economica tali da non poter far fronte alla propria situazione debitoria, anche solo per pochi mesi: esempi classici sono gli organismi di mediazione istituiti presso i vari ordini professionali, come quello degli avvocati o quello dei commercialisti, così come le associazioni di categoria per la tutela dei consumatori.
Riassumendo, quindi, possiamo così affermare che le conseguenze di una adeguata transazione a saldo e stralcio consisteranno in: definizione della posizione debitoria col pagamento di un importo determinato e in breve tempo, a saldo del proprio precedente debito e a stralcio, cioè con la riduzione di una quota dello stesso, che può arrivare alla riduzione anche del 40%-50%; l’estinzione totale del debito in seguito alla sottoscrizione della quietanza liberatoria da parte del creditore, che dichiara di non aver null’altro da pretendere; comunicazione da parte della banca/società finanziaria dell’avvenuta transazione al CRIF, con la successiva cancellazione della segnalazione di “cattivo pagatore”, entro i termini previsti.
Nel caso non si raggiungesse, invece, un accordo stragiudiziale tra le parti, la parte creditrice procederà, de plano, con la chiamata in giudizio del debitore attraverso un procedimento monitorio per ingiunzione e un successivo pignoramento mobiliare o immobiliare, dando vita ad una procedura esecutiva nei confronti del debitore e dei suoi beni, atti alla soddisfazione del credito.